Rockstar
Dicembre 1997
Due viole, una tromba, una voce "sofferta", un album bellissimo. Si presenta così Marco Parente, 27enne fiorentino al debutto con l'intenso "Eppur non basta"

Sono cresciuto ascoltando Talking Heads, Brian Eno, David Sylvian. Ma ad un certo punto sono tornato a casa, mi sono riaffacciato sul cantautorato italiano, quello splendido di De André o Conte. Il mio album vuole essere un sentito omaggio a quelle radici

E come nasce?
Ho fatto tutto da solo, a casa, approntando brani su 4 piste, con l'attenzione rivolta soprattutto alla mia voce perché, in realtà, credevo di essere stonato. L'arrivo di alcune persone attorno a me ha cambiato il corso delle cose, portandomi fino al Consorzio ed al debutto. Un album molto live, con poche sovraincisioni...

Hai testi che "lavorano in profondità", scavando nell'essenza delle cose. Cosa li origina?
La curiosità, principalmente. Indagare sui fatti della vita, interrogarsi soprattutto sui contrasti, su chi ha tutto ma ha paura di coglierlo, su chi sceglie di muoversi fra insoddisfazione ed avidità.

Ed il futuro?
Nelle mie speranze, il debutto dovrebbe preparare il terreno per dei lavori successivi. O almeno per un secondo album. Che sarà sicuramente molto diverso da questo, visto che la mia intenzione è quella di sperimentare continuamente, anche a costo di correre dei rischi. Ora sto lavorando molto su un'interpretazione personale dei brani. Anche se la vera battaglia è quella per poter vivere di musica, e non fare altro nella mia vita. E' dura ma ci sto provando...

così oggi io lascio entrare la bellezza, è una promessa, un desiderio lento